Ricorsi alla Volkswagen
Noto oramai a tutti è lo scandalo Volkswagen, scoppiato negli USA con l’accusa, mossa dall’Epa, l’Agenzia federale per la protezione dell’ambiente, di aver intenzionalmente utilizzato dei software progettati per aggirare le leggi anti-smog.
La Volkswagen ammette le violazioni. I veicoli coinvolti nel mondo ammontano a 11 milioni, un numero enorme che, ovviamente, coinvolge anche il nostro Paese.
La Volkswagen, nel frattempo, annuncia interventi gratuiti su tutti i veicoli coinvolti per eliminare il software incriminato, mentre la Volkswagen Italia sospende, come misura precauzionale, le vendite delle auto con motori diesel EA 189 omologati Euro 5. Iniziative apprezzabili, per quanto insufficienti.
Secondo i comunicati ufficiali della Volkswagen, degli 11 milioni di vetture coinvolte, circa 5 milioni sarebbero auto con marchio Volkswagen, 2,1 milioni Audi, 1,2 milioni Skoda e 1,8 milioni veicoli commerciali.
Le auto coinvolte sarebbero quelle che montano i motori EA 189, comunemente noti come TDI.
Sin da subito la stessa Cancelliera, Angela Merkel, ha chiesto “piena trasparenza” sullo scandalo che sta mettendo in ginocchio il colosso di Wolfsburg e rischia di trascinare con sé tutta l’economia tedesca.
Naturalmente anche i consumatori italiani sono alla finestra, ed in assenza di una normativa di class action, potranno agire singolarmente.
A tutela dei consumatori, oltre alle associazioni di categoria, irrompe anche il Prof. Marcello Pacifico, presidente ANIEF, il sindacato più agguerrito dei docenti, che dal 2008 ha vinto più di 50.000 ricorsi (articolo Panorama 5 ottobre).
Sarà RADAMANTE (www.radamante.org) l’associazione che tutelerà i consumatori e che fornirà ampia tutela legale, mettendo, a breve, a disposizione sia il modello di diffida che una scheda da far compilare e sottoscrivere alle officine autorizzate non appena inizieranno le chiamate.
Gli avvocati Avv.ti Walter Miceli e Fabio Ganci e Giovanni Rinaldi hanno già studiato il caso e predisposto il piano per lo storico contenzioso, per RADAMANTE.
Durante i controlli – riferisce il legale Giovanni Rinaldi – diverse centraline potrebbero risultare truccate, e per questo si ha diritto ad un risarcimento del danno. Stiamo parlando di un risarcimento dovuto anche in caso di aggiornamento/regolarizzazione del Software considerato che il consumatore si troverà, comunque, in possesso di una vettura di minor valore rispetto a quella pagata alla casa madre, a causa dell’abbassamento delle prestazioni o addirittura al declassamento della categoria Euro.
Volkswagen ha detto a più riprese, anche per voce del capo del brand Vw del marchio Herbert Diess, di essere al lavoro per trovare una soluzione, sebbene ancora non si sa quale sarà la linea d’azione. È presumibile che si interverrà non solo sul software ma anche sul sistema di iniezione aggiornando l’impianto e pulendo l’intero insieme. Difficilmente si procederà con interventi complicati come, per esempio, il montaggio di sistemi di post trattamento dei gas di scarico.
Intanto tutti i possessori di automezzi (VW, AUDI, SKODA SEAT) Euro 5 possono verificare se il proprio mezzo è coinvolto. Basta prendere il numero di telaio, andare sul sito della casa madre e inserirlo nell’apposita finestra. Il consumatore capirà se è interessato o meno.
A fronte delle diverse posizioni delle associazioni, RADAMANTE chiarisce come vuole procedere.
Ad oggi si delineano tre filoni di azione: 1) azione penale per poi costituirsi parte civile ed ottenere i danni; 2) Class-Action; 3) Azione degli azionisti.
Prima di tutto occorre capire quale sia effettivamente il nocumento arrecato ai possessori degli automezzi coinvolti. Di certo i proprietari delle automobili manomesse sono in possesso di un’automobile che consuma di più di quanto dichiarato e non in linea con gli standard di emissioni consentiti. Inoltre il consumatore si troverà in possesso di una vettura di minor valore rispetto a quella pagata alla casa madre, a causa dell’abbassamento delle prestazioni o addirittura al declassamento della categoria Euro. Da tale situazione inoltre ne deriverà una concreta svalutazione dei mezzi nelle eventuali trattative di rivendita a terzi con incidenza diretta e negativa sul patrimonio dei proprietari delle autovetture.
Ciò detto, tralasciando, l’ipotetica azione degli azionisti, e limitandoci alla posizione dei proprietari e possessori di autovetture coinvolte riteniamo che l’azione penale rischia di diventare lunga e dispendiosa. E’ vero che il proprietario del mezzo potrebbe avere un interesse ad una condanna penale, ma i tempi per ottenere poi il ristoro economico si allungherebbero di molto.
Allo stesso modo, alcune associazioni di consumatori, promuovono delle c.d. Class Action per ottenere in un unico processo il risarcimento del danno subito dai cittadini danneggiati dal medesimo fatto. In realtà è utile chiarire come la c.d. Class Action, istituto di derivazione anglosassone, è in pratica un’azione legale condotta da uno o più soggetti che chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti per tutti i componenti presenti e futuri della classe, del gruppo. Con l’avvio della Class Action il giudice deve solo stabilire se l’impresa vada condannata. Solo poi fisserà le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si deve passare quindi a stabilire i rimborsi individuali: questo passaggio deve essere gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà poi essere costituita presso il Tribunale che si occupa della causa. Si tratta di una procedura non troppo semplice e comunque con qualche margine di rischio considerato che chi la promuove può essere stoppato dal tribunale (inammissibilità) e rischiare la condanna alle spese. Peraltro al momento si registra un vero e proprio fallimento delle procedure di Class Action portate avanti dalle associazioni di consumatori considerato che dall’entrata in vigore del D. L.vo 140/2006 che l’ha introdotta in Italia su 50 procedure ammesse solamente due hanno fatto ottenere ai ricorrenti i risarcimenti (di Repubblica del giugno 2015)
Rimane, dunque con maggiore probabilità di riuscita certamente il ricorso alle ordinarie azioni legali per ottenere il risarcimento dei danni subiti di fronte al Giudice civile, per chiedere l’integrale ristoro dei danni subiti. Si aggiunga inoltre come RADAMANTE per fornire la migliore assistenza metterà a disposizione sia il modello di diffida sia i consulenti di parte che quantificheranno ex ante il danno subito.
Inoltre, sempre RADAMANTE, metterà a disposizione dei consumatori una scheda rilevazione dati da far sottoscrivere all’officina autorizzata dopo l’aggiornamento del Software.
il primo consiglio di RADAMANTE è infine quello di non firmare alcuna rinuncia ad azioni legali ovvero di altri documenti poco chiari che le concessionarie potrebbero sottoporre al momento della convocazione in officina per l’annunciata campagna di richiamo.